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Costruzione del College ad Ambatovory

15/05/2024

Fianarantsoa di mq 700 circa, con servizi e arredamenti, intitolato a Mons. Di Donna inaugurato il 06 agosto 2016.
8700 e rotti chilometri in quota tra le nuvole per raggiungere Antananarivo. Un viaggio lungo complessivamente 15 ore (in partenza dall’Italia), fatto di attese, cambi e controlli. L’arrivo all’aeroporto della capitale malgascia è di quelli che ti fanno capire subito in quale continente sei atterrato: uomini in divisa a controllare e uomini con pettorine gialle a imbrogliare.

Una ventina di chilometri per raggiungere la comunità in cui alloggeremo e le immagini che scorrono al di là dei finestrini sono forti. Di quelle che ti lasciano senza parole. Baraccopoli con fuochi accesi al loro ingresso; niente luce per le strade; puzze varie di discarica a cielo aperto si mischiano alla polvere che alzano le auto. Uomini che mangiano e dormono sul ciglio della strada.
Capisci subito che quel “Madagascar” prodotto dalla Dreamworks è soltanto un cartone animato. La realtà è un’altra.


Un’isola due volte l’Italia con un’unica superstrada fatta, perlopiù, di dossi e cunette. 13 ore in macchina per percorrere 406 chilometri (da Antananarivo a Fianarantsoa). Un viaggio a prova di “physique du rôle”.

Nonostante le risorse minerarie (l’oro, i diamanti, il petrolio) e le bellezze di madre Natura (flora e fauna rigogliosa), l’80% della popolazione vive con meno di un euro al giorno. Si vive nel caos economico, giuridico, politico, sociale, e soprattutto morale. Le aspettative di vita sono inesistenti. L’età media si aggira intorno ai 45 anni per gli uomini e 60 per le donne. I politici guardano unicamente ai loro interessi personali. Le forze dell’ordine sono corrotte e ai posti di blocco chiedono non documenti ma soldi. I diritti basilari, come la scuola e l’accesso alle cure mediche, non sono garantiti e si muore per malattie che qui in occidente sarebbero perfettamente curabili.
Le missioni religiose fanno molto in questa terra martoriata dalla disperazione. Le scuole, ad esempio, sono l’unica, vera ancora di salvezza per consentire a questi nostri “fratelli” di riscattarsi e non vendersi ai mercenari.
Ci hanno detto che servono scuole e questo è quello che abbiamo fatto. Un college inaugurato a Fianarantsoa (a sud dell’isola) intitolato a mons. Di Donna (primo missionario ad approdare nell’isola Rossa nel lontano 1926 assieme ad altri 4 padri Trinitari). Fondamentale è stato il gancio con i padri Trinitari malgasci. L’edificio si sviluppa su di una superficie di metri quadrati 700, fabbricata su un piano terra e un primo piano: complessive 8 aule, un laboratorio di informatica, una sala docenti e una direzione oltre ai servizi esterni per un costo totale di 102.000,00 euro completamente finanziati dall’associazione andriese grazie al contributo del 5 per mille e alle donazioni liberali di amici e associati che hanno fortemente sostenuto il progetto.
Un altro importante tassello va dunque ad aggiungersi al considerevole curriculum delle opere finanziate dall’ass. onlus “Insieme per l’Africa”.

In occasione dell’inaugurazione, lo scorso 6 agosto, presieduta dal Nunzio Apostolico in Madagascar, mons. Paolo Rocco Gualtieri, erano presenti il Padre Provinciale della provincia malgascia, alcuni Componenti del Consiglio dell’Ordine dei Trinitari, autorità locali, rappresentanti della comunità religiosa, il Presidente della Onlus, Emanuele Mastropasqua, il vicepostulatore della causa di Beatificazione di mons. Di Donna, don Carmine Catalano, il giornalista Sabino Liso, la psichiatra, Sabina Leonetti e il medico Antonio Riezzo, entrambi in qualità di associati.
Il Madagascar si divide in due realtà profondamente contrapposte: quella turistica e quella del quotidiano della gente del posto. Gli scenari naturalistici e di vita non sono nuovi alla vista di chi raggiunge quei luoghi, perché la cinematografia e i vari mezzi di comunicazione (stampa, documentari, ecc.) ce li hanno rappresentati. Ma è l’esperienza diretta, “l’esserci”, che permette una conoscenza più vicina alla vita vera, alla complessità, alle contraddizioni, e attiva una risonanza a livello di emozioni e di sentimenti. Sicuramente la cultura, i costumi, la visione della vita sono molto lontani dai nostri. Possono sorgere due atteggiamenti contrapposti: -colpiti dalla loro passività, “vivano secondo la loro cultura”; oppure – la nostra cultura è superiore quindi “imponiamo le nostre regole”. La ricerca di una strategia che consideri i due aspetti è indubbiamente quella più complessa, ma anche quella che può dare più frutti nel medio-lungo termine. La cultura è uno degli strumenti vincenti e il plauso va a tutti coloro che hanno sostenuto e continueranno a sostenere i progetti dell’associazione.

Costruzione del College ad Ambatovory